VI GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Domenica 13 novembre 2022

Della Povertà

Innanzi tutto ci sarebbe da porsi la domanda apparentemente scontata: che cos’è la povertà e successivamente chi sono i poveri ?
Una risposta sociologica potrebbe definire la povertà come la condizione di coloro che hanno scarsa o insufficiente disponibilità di mezzi necessari alla loro sussistenza, precisando che, qualora si trovassero al di sotto di tali limiti e nell’incertezza del domani, si possa allora parlare di una condizione definita come miseria, concetto che potrebbe spiegarsi come il gradino più basso della povertà.
Una risposta di pari merito, potrebbe definire il povero come il singolo individuo che si trova in un contesto socio-economico di un certo benessere, mentre il suo stato abituale di disagio è riconducibile o a incapacità congenita per malformazioni fisiche; o a mancanza di volontà costante nello sforzo fisico e intellettuale che il lavoro richiede; o a una distorsione morale che pretende il benessere senza fatica o lo cerca fuori e forse anche contro la legge.
In questi casi è la collettività che deve intervenite per aiutare chi è povero senza colpa e rieducare chi invece della propria povertà è il primo colpevole.
Puntualizzate le sfaccettature di quello che comunemente identifichiamo come povero, sarebbe interessante porci un’ulteriore domanda:
le persone che si rivolgono al Centro di Ascolto Caritas a quale categoria possono appartenere quando vengono criticati da molti benpensanti, perché in possesso di auto (anche di grossa cilindrata) o di possedere costosi cellulari ? o di essere stranieri o, alla richiesta di aiuti economici, si risponde: ”Vadano piuttosto a lavorare” ?
Per fortuna questi apprezzamenti non si sentono più, palesemente esposti, ma sottotraccia esistono ancora…
La guerra tra poveri ! Anche tra di loro abbiamo assistito a critiche perché taluno era ritenuto dall’altro non in possesso dei requisiti richiesti per accedere all’Emporio della Caritas; fornendo agli operatori volontari del Centro l’epiteto di ingenui, sia in questo caso che in quello sopra descritto…
La differenza tra poveri ! Anche quello che stende la mano per aver uno spicciolo per la colazione, risulta molto più ricco di colui che deve reperire almeno una radice, come pasto ai figli che l’aspettano in una terra arida e desolata.
Noi quest’ultimo povero non lo vediamo.
Ma tante volte si è vista la disperazione e il pianto di qualcuno che in difficoltà si recato al Centro. E non avevamo nulla da offrire se non la parola di conforto o dove bussare su altra porta più istituzionale.
Tante volte abbiamo loro confidato che il trovarsi al di qua e non al di là di una scrivania potrebbe capitare anche al volontario perché “fortuna ruit”
E spesso ci si è messi nei panni del richiedente.
Ma Gesù ha promesso ai poveri il regno di Dio e ha confermato che: “I poveri li avrete sempre con voi” ; e nel discorso della montagna ha esclamato: ”Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno del cielo”, riferendosi forse, alla vedova che, pur in miseria, dona l’ultimo spicciolo al Tempio.
Il Suo insegnamento ha fatto sì che la Chiesa, nei primi secoli, ha effettuato la carità come forme di comunismo religioso che vedevano ricchi e poveri uguali non solo nell’Eucarestia, ma anche al desco del cibo materiale.
Col tempo, l’insegnamento del ”Quod superest date pauperibus” (in cui è chiaro nel significato del verbo “dare”, inteso non come concedere o offrire, ma dare, come l’altra partita del ricevere), è andato scemando, sostituito dalla gratuità della carità spesso intesa come obolo che tacita la coscienza e non apre all’offerta anche di se stessi verso il prossimo.
Come Centro di Ascolto non siamo certo in grado di risolvere tutti i problemi cui veniamo sottoposti, ma comunque si riesce a conquistare l’amicizia se non l’affetto da parte di colui che riceve una parola di conforto anche se vi esce senza la bolletta pagata, per mancanza di fondi.
Ricordiamo però sempre di due cose:

  • che la povertà sommersa è più grande di quella che pensiamo di aiutare.
  • che far bene il bene è la cosa più difficile da attuare.